martedì 4 agosto 2015

La biblioteca di Coluccio Salutati


Coluccio Salutati nasce il 6 febbraio 1332 a Stignano, oggi in provincia di Pistoia. Compie gli studi notarili a Bologna, diventa notaio ed inizialmente esercita la professione nella natia Valdinievole. Trova impiego come cancelliere, ossia come responsabile della redazione e del rilascio dei documenti ufficiali del comune, a Todi (1367); insoddisfatto, tenta invano di inserirsi nella curia papale; lavora poi come cancelliere del comune di Lucca (1370) e a partire dal 19 aprile 1375 del comune di Firenze. Sino alla sua morte (4 maggio 1406) e per i posteri, egli è il Cancelliere fiorentino per eccellenza: raccoglie l’eredità del primo, Brunetto Latini (il maestro di Dante Alighieri) e apre una prestigiosa catena di cancellieri umanisti. Due di questi, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini, sono suoi diretti allievi e figli spirituali.
Nello stesso 1375, in cui gli viene conferito l’incarico di cancelliere del comune di Firenze, Coluccio Salutati riceve la gravosa eredità spirituale di Francesco Petrarca, morto l’anno prima, e di Giovanni Boccaccio, deceduto quell’anno stesso.
Salutati non ha il genio dei due grandi poeti scomparsi, ma compensa con una pari tempra intellettuale. In particolare, è per interessamento di Salutati che nel 1397 il Comune di Firenze assegna al  bizantino Emanuele Crisolora l’insegnamento della lingua e della letteratura greca nello Studio cittadino.
In ogni caso, l’attività di intellettuale e di scrittore di Coluccio Salutati non risulta per nulla frenata dall’impegno pubblico. Essa comprende un fitto scambio epistolare sempre  con i principali esponenti della cultura italiana e europea, il libro De laboribus Herculis, opera d’erudizione classica e di medievale interpretazione, una serie di scritti su temi nevralgici quali De seculo et religione, De fato et fortuna, De nobilitate legum et medicine, De tyranno e la così detta Invectiva in Antonium Luschum. Alcune di queste opere permettono di ricostruire pensieri e intime convinzioni dell’anziano Salutati: l’orazione Invectiva in Antonium Luschum si pone come risposta in nome della patria, non del cancelliere, ma del cittadino, all’attacco ideologico; l’epistola al monaco camaldolese Giovanni da San Miniato, a nome dell’allievo Angelo Corbinelli, è una strenua difesa della poesia classica e del suo studio; la lettera al domenicano Giovanni Dominici in risposta alla Lucula noctis, l’ultima del suo epistolario, segna in modo fermo e chiaro la frontiera dell’Umanesimo.

La collezione libraria 

Coluccio Salutati arrivò ad allestire una biblioteca privata tra le più vaste dell’epoca.
Berthold Louis Ullman fu il primo a proporre una ricostruzione della biblioteca salutatiana, arrivando a catalogare 111 manoscritti. Di questi uno risulta dubbio (BML 66. 2 Giuseppe Flavio Antiquitates) e quattro sono stati rifiutati, non contenendo elementi certi che possano attestare l’appartenenza salutatiana (BML 41.10 Petrarca Canzoniere, BML Ashb.1726 Rhatorica ad Herennium, BML Edili 213 Cicerone De Officiis, Bibl. nat. de France Catullo)
Oggi possiamo affermare che della biblioteca di Salutati ci sono rimasti 148 manoscritti tra certi e altamente probabili. Ma la collezione aveva proporzioni ben più ampie, come indica chiaramente il numero d’ordine «614» che compare nel codice Vat. lat. 845. Ma il numero potrebbe essere anche maggiore. Poggio Bracciolini, infatti, nell’orazione funebre per il Niccoli accennando all’importante lascito dell’amico, e cioè la biblioteca, passa in rassegna le collezioni librarie di altri quattro grandi umanisti, Petrarca, Boccaccio, Marsili e Salutati. Bracciolini attribuisce al Niccoli e al Salutati 800 volumi ciascuno.
I codici di Salutati sono facilmente identificabili grazie a un contrassegno presente sul margine superiore del primo foglio, e alla nota di possesso posta alla fine del codice.
Il contrassegno è costituito, nella sua forma completa, da un numero progressivo o di catena, sempre in cifre arabe, seguito dall’indicazione del numero di carte, solitamente in numero romano.
La nota di possesso è scritta da Salutati sempre alla fine del testo, immediatamente sotto l’ultima riga. Dopo il 1375 è spesso aggiunta la qualifica di cancelliere.
In assenza di contrassegno e nota di possesso, alcuni manoscritti possono essere ricondotti alla raccolta di Salutati grazie alla presenza di annotazioni riferibili alla sua mano.
La presenza di notizie sull’acquisto o provenienza dei codici è rarissima. La più antica, che può essere anche considerata l’atto di fondazione della biblioteca, è scritta da un Salutati ventiquattrenne e ricorda l’acquisto di quattro codici.
Sul complesso della biblioteca di Salutati i libri antichi o vecchi, databili entro la metà del XIV secolo, sono 82 su 148. Fra i libri databili dalla metà del Trecento al 1406, alcuni furono indubbiamente acquistati già pronti da Salutati, mentre altri gli furono donati. Altri ancora furono sicuramente confezionati su suo mandato e per cura di suoi corrispondenti. Un esempio è il codice delle Elegie di Properzio (Plut. 36.49), realizzato a Padova intorno al 1381 da un copista dell’ambito di Lombardo della Seta.
Altri libri furono scritti dallo stesso Salutati o da copisti da lui scelti, soprattutto a partire dal 1375 e cioè quando, divenuto cancelliere della Repubblica fiorentina, consolidò la sua fortuna e si pose al centro di una vasta rete di rapporti letterari, diventando, soprattutto dall’ultimo decennio del secolo, il caposcuola di un vero e proprio circolo letterario.
Salutati non fu un copista prolifico. Soltanto due codici sono interamente di sua mano. Tutti e due furono realizzati prima della nomina a cancelliere: il Seneca di Londra, l’unico codice da lui firmato, e il Boezio Laurenziano. Gli altri autografi vedono Salutati affiancato da qualche collaboratore o coordinare i suoi copisti. Questi lavori sono tutti successivi al 1375. Per la copia dei propri libri Salutati fece ricorso a due diversi tipi di scrittura, caratteristici della cultura grafica trecentesca: la littera textualis e, più raramente, la corsiva di matrice notarile. Risale agli ultimi anni di vita di Salutati (ed è comunque posteriore al 1387) l’unico esperimento di littera antiqua all’interno di un codice delle lettere di Plinio il Giovane. Oltre a coloro che collaborarono con Salutati alla confezione di un codice, è possibile identificare con ragionevole sicurezza come “copisti di Salutati” coloro che ricorrono più volte in manoscritti della sua biblioteca e ai quali Salutati affidò la copia delle sue opere. Ullman arrivò ad individuare 7 copisti. Ad Ambrogio da Firenze (Copista 1) si deve la copia di alcuni libri della biblioteca e del De seculo et religione di Salutati. Al Copista 2 di deve la realizzazione di alcuni codici della biblioteca di Salutati, in un’elegante littera textualis, tra cui il Laurenziano 30 21 e il S. Marco 603. Il Copista 3 è stato identificato con Iacopo Angeli da Scarperia (ca. 1360 - 1410/11), uno dei primi allievi di Salutati. L’identificazione di Iacopo Angeli da Scarperia è stata possibile dalla lettura di due note di possesso presenti rispettivamente in Oxford, Bodleian Library, Ital.e.6 e Laurenziana, Ashb. 1049. Il Copista 4,oltre ad aver collaborato con Salutati alla copia del Lattanzio Placido, è noto per aver copiato alcuni fogli del ms. Vat. lat. 3110 e per aver scritto la prima parte del De seculo et religione con correzioni autografe di Salutati, inviato intorno al 1381 Girolamo da Uzzano. Anche il Copista 5 collaborò con Salutati all’allestimento del Lattanzio Placido forteguerriano. Tra la fine del Trecento e gli anni immediatamente successivi alla morte di Salutati, inoltre, sembra assumere il ruolo di editore ufficiale delle opere di Salutati. Al Copista 6 Salutati affidò la copia del De nobilitate legum et medicine che faceva parte della sua biblioteca (col contrassegno 'Carte LX'). Al Copista 7 si devono due libri della biblioteca di Salutati: il Laurenziano 36. 47 e l’Ottob. lat. 1829.

Su 148 volumi, 54 contengono prevalentemente classici latini, 42 i Padri della Chiesa. Fra i classici le presenze sono ben artcolate. Tra gli autori di opere morali e filosofiche troviamo Cicerone,Seneca, Boezio. Di Cicerone Salutati possedeva anche alcune opere retoriche (De inventione, Partitiones oratoriae, Topica, Orazioni), le epistole ad Brutum, ad Quintum fratrem, ad Atticum, ad Familiares e la traduzione del Timaeus di Platone. Troviamo poi le Commedie di Plauto. Tra i grammatici sono presenti Prisciano e Donato e il De difinitionibus di Vittorino. Molto aggiornata rispetto alle scoperte petrarchesche le serie dei poeti: Ovidio, Tibullo, Properzio, Orazio, Lucano, Catullo, Virgilio. Tra i prosatori d’età imperiale individuiamo Apuleio e i due Plinii.

Segnaliamo tra gli storici Valerio Massimo, Giuseppe Flavio, Svetonio e tra gli epitomi Floro e Vegezio. Ci sono poi i trattati di argomento geografico di Pomponio Mela e Vibio Sequestre e il De agricoltura di Palladio. Per quanto riguarda invece l’astronomia sono presenti Igino, Germanico e Macrobio. Da segnalare anche i commenti di Vittorino (Commentarii in Ciceronis rhetorica), Servio (Comm. in Vergili carmina), Macrobio (Comm. in Somnium Scipionis), Fulgenzio (Expositio Virgilianae continentiae), Boezio (In Topica Ciceronis), Arnolfo d’Orléans (Super Lucanum) e Guglielmo di Conches (In Priscianum).

Nessun commento:

Posta un commento